Alpecin-Fenix, Mathieu van der Poel: “Mi piace da matti cambiare bici nel corso della stagione. Sogno una Roubaix sul bagnato”
Mathieu van der Poel si racconta alla Gazzetta dello Sport. Il campione del mondo di ciclocross ha raccontato il segreto dei principale di tanti successi in discipline ciclistiche così diverse tra loro è la sua voglia di cambiare più volte il tipo di bici durante la stagione. Il neerlandese della neonata Alpecin-Fenix ha poi rivelato i suoi obiettivi per il 2020 e il suo rapporto con il leggendario nonno Raymond Pulidor, purtroppo venuto a mancare da alcune settimane, e con il padre Adrien, anche lui un ex corridore. Infine, ha commentato la sua vittoria del premio di sportivo dell’anno nei Paesi Bassi, arrivata battendo il calciatore Virgil Van Dijk e il pilota di F1 Max Verstappen.
“Sì, lo so, è la mia peculiarità – ha esordito, quando gli è stato chiesto come fa a destreggiarsi così bene tra strada, ciclocross e mtb – Dipende da tanti fattori. La cosa principale però sarà qual è? Che mi piace da matti cambiare la bici da usare nel corso della stagione. Il cross è il primo amore, la mtb si avvicina al divertimento puro e ora anche la strada mi piace parecchio”.
Tuttavia, presto il corridore della Alpecin-Fenix potrebbe dover abbandonare una di queste discipline: “L’obiettivo è vincere l’oro olimpico a Tokyo nella mountain bike. Poi potrei lasciarla un po’ da parte, perché è molto più difficile del cross da combinare con la strada”.
Il classe ’95 ha poi parlato dei suo parenti importanti, rivelando che il fatto di discendere da corridori così importanti non ha rappresentato per lui una difficoltà: “No, mai difficile, anzi d’aiuto, specie all’inizio. Mi ha aperto delle porte. Papà, nonno, mio fratello David, sono stati delle ispirazioni. La perdita del nonno è stata dura da superare per tutta la famiglia. Non lo vedevo spesso, ma ci amavamo. Ora penso a costruire il mio nome, a percorrere la mia strada. Con una parola in testa più delle altre: divertimento. Divertendosi è più facile raggiungere gli obiettivi. Penso che si veda da cosa faccio in gara”.
Per quanto riguarda il sogno maglia gialla, sempre sfuggito al nonno, il ventiquattrenne ha ammesso di sognare di indossarla per qualche giorno, ma di non avere le caratteristiche per poter vincere il Tour: “In futuro, perché no? Indossarla per qualche giorno è un sogno di tanti. Vincere il Tour, invece… Troppo pesante, 75 chili, non penso succederà”.
Nonostante i tanti successi, però, van der Poel è rimasto sorpreso dalla nomina di sportivo olandese dell’anno, battendo Van Dijk e Verstappen: “Impressionante, non credo di essere più popolare di loro. È un successo che vale”.
Il vincitore dell’ ultima Amstel Gold Race ha poi rivelato di non avere un manager grazie al buon rapporto che ha con i dirigenti della Alpecin-Fenix, lasciando un messaggio non proprio incoraggiante per tutte le squadre World Tour che sognano di accaparrarsi le sue prestazioni: “Ho un’ottima relazione con i manager del team, Philip e Christoph Roodhooft, c’è anzitutto amicizia. E io ho un accordo lungo con questo progetto, quattro stagioni anche con le bici Canyon di cui sono ambasciatore. In nessun’altra realtà avrei potuto combinare le tre discipline, qui mi sento libero di scegliere per il meglio e fare ciò che voglio. Perfetto”.
Quest’anno il nipote di Raymond Poulidor parteciperà a molte Classiche, ma ce n’è una che sogna in particolare: “La Roubaix. Alla tv la seguo in pratica tutta in diretta. Mi incanta. Ma dall’inizio degli anni ‘2000 è sempre asciutta. Io ne vorrei disputare una sul bagnato. Pioggia, fango, pietre. La sfida uomo contro uomo sui pedali. Che meraviglia”.
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